Il Monastero di Trojan, situato sulle rive del fiume Osàm, in mezzo ad una incantevole foresta, raggiunse il suo massimo sviluppo durante i secoli XVII-XVIII, nonostante l’occupazione turca, le scorrerie di briganti e le ingerenze dell’alto clero bizantino. Da sempre i Pellegrini vi giungono in grandissimo numero dal Sud come dal Nord del Paese per venerare la santa “Theotókos Trocroutchitza” [“Madonna delle Tre Mani”], una caratteristica icona greca dipinta sul Monte Athos e donata da un monaco romeno di passaggio. Davanti alla cara immagine nessun fedele osa inginocchiarsi senza prima essersi confessato, perché, secondo una pia tradizione, il peccatore si vedrebbe respinta la sua offerta, che cadrebbe per terra anziché nella cassetta delle elemosine. Le feste mariane, fin dall’antichità, hanno una caratteristica tutta propria, che non si riscontra forse in nessun altro Paese del mondo. Il villaggio invita a prendervi parte anche i paesi vicini, i cui abitanti in massa si recano alla festa inghirlandati di fiori, partecipando alla Santa Messa e alle Processioni. A tarda sera, a coronamento della festa, ha luogo una grande “agape” comune, alla quale segue, di solito, la famosa danza nazionale, il cosiddetto “horò”. Nelle più grandi festività mariane dell’anno è diffusissimo l’uso di invitare un Sacerdote nelle case private per fargli benedire dell’olio e dell’acqua, che il capo famiglia conserverà a lungo e terrà a sua disposizione per aspergere con essi, in particolari circostanze, la casa e i familiari. Con il 1393, anno in cui la Nazione cadde sotto il dominio turco, iniziò il vero Medioevo bulgaro, durato fino all’indipendenza ottenuta nel 1878. In questi lunghi secoli di oppressione politica ed economica il culto ai Santi e in particolare quello alla Vergine sono stati il veicolo principale di trasmissione della fede di generazione in generazione. L’angolo delle icone – vero e proprio santuario domestico delle case ortodosse – le leggende mariane e i riti popolari, i pellegrinaggi ai Monasteri per prostrarsi davanti alle icone e per rigenerarsi spiritualmente, sono stati come le pietre fondamentali della spiritualità popolare. La fiducia con cui i fedeli si rivolgevano alla Vergine era impressionante; ce ne dà testimonianza il Vescovo bulgaro Chariton di Dragovitza, descrivendo la devozione dell’icona mariana di Trojan, forse la più popolare della Bulgaria: “Davanti a questa icona miracolosa l’uomo si sente peccatore, colpevole, figlio prodigo davanti a sua madre, la quale conosce tutto di lui e soffre per la sua caduta, ma in lei l’amore materno supera tutto ed ella è pronta a perdonare e consolare il suo figlio prodigo”.