Una delle voci più significative ed eloquenti della Spagna cristiana del VII secolo, è indubbiamente quella di Isidoro di Siviglia, considerato anche un’eminente personalità della letteratura universale. Nato nel 560, divenne vescovo di Siviglia e come tale presiedette il secondo concilio regionale qui tenuto nel 619. Presiedette anche il IV Concilio di Toledo nel 633, importante per l’unificazione della disciplina liturgica in Spagna. Morì nel 636. Nelle sue opere, Isidoro accorda uno spazio notevole alla dottrina mariana.
SIGNIFICATO DEL NOME DI MARIA
In uno dei suoi libri sulle ETIMOLOGIE, Isidoro attribuisce tre significati al nome di Maria: Illuminatrice o Stella del mare perché generò la Luce del mondo; Signora, dal momento che fu madre del Signore del mondo. Nell’opera DE ORTU ET OBITU PATRUM, Isidoro aggiunge al nome di Maria tutta una serie di titoli di ispirazione biblica che conferiscono all’interpretazione etimologica un contenuto dottrinale. Così Maria è Illustre discendente di Davide, Verga di Iesse, Giardino chiuso, Fonte sigillata, Tempio di Dio, Santuario dello Spirito Santo, Vergine santa, Vergine feconda, Vergine prima e dopo il parto. Tutti questi simboli e titoli erano ben noti alla tradizione dei Padri, mentre l’espressione “Santuario dello Spirito Santo” appare per la prima volta proprio in quest’opera isodoriana e verrà poi molto sfruttato dalla letteratura teologica e spirituale successiva.
LA FINE TERRENA DI MARIA
Sebbene ci sia un passo dell’opera QUESTIONES IN GENESIM da dove sembra risultare che Isidoro non abbia avuto dubbi sulla morte di Maria, bisogna affermare che il vescovo di Siviglia, in realtà, si astiene dal fare ipotesi sul come la Vergine santa abbia incontrato la morte. Allineandosi con la tradizione più antica dei Padri della Chiesa, Isidoro preferisce non sollevare il velo del mistero che ancora oggi copre il termine della vita terrena della Madre del Signore, così come nemmeno la proclamazione dogmatica di Pio XII ha sollevato.
MARIA E LA CHIESA
La Vergine viene da Isidoro presentata come la figura per eccellenza della Chiesa, anzi in certo qual modo ella è la Chiesa stessa. Maria però possiede delle caratteristiche personali ed uniche, grazie alle quali esercita una causalità efficiente sulla Chiesa stessa. Isidoro vede tra Maria e la Chiesa un duplice parallelismo: Il primo riguarda la nascita della Chiesa: Maria è come una terra nuova, una terra vergine, dalla quale è nato Cristo, il fondatore della Chiesa. Questa, invece, è nata dal costato aperto del Redentore sulla Croce. Il secondo riguarda la fecondità verginale, in virtù della quale Cristo nasce da Maria e i figli di Dio nascono dalla Chiesa. L’azione materna di Maria precede quella della Chiesa, anzi si propone a quest’ultima come tipo e norma della sua funzione generatrice sacramentale nei confronti dei cristiani.
IL CULTO MARIANO
Dalle opere di Isidoro si evince non soltanto che egli possedesse una profonda conoscenza del mistero della Madre del Signore, ma che nutrisse anche dei sentimenti di profonda ammirazione per la sua mirabile grandezza e santità personale e per la perfetta collaborazione da lei prestata nell’opera divina della salvezza dell’umanità. Oltre a questo atteggiamento individuale, c’è in Isidoro la chiara presa di posizione circa il culto pubblico della Chiesa nei riguardi di Maria. Basta citare la liturgia visigotica, di cui proprio Isidoro fu padre e ordinatore nel corso del IV Concilio di Toledo, dove l’elemento mariano costituisce una delle note maggiormente caratterizzanti e ricalca visibilmente le tematiche del pensiero mariano isidoriano. Vengono messi in evidenza, in modo particolare, la maternità verginale, la cooperazione all’opera del Figlio, il parallelismo tra Chiesa e Maria.
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