Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo

La definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria al cielo, fatta da Pio XII il 1º novembre 1950 con la Costituzione Munificentissimus Deus, suona così: “L’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.

Essa riguarda soltanto lo stato glorioso della Vergine, e non dice nulla circa il modo in cui Maria vi giunse, se passando attraverso la morte e la risurrezione, oppure no. La gloria celeste di cui si parla è lo stato di beatitudine nel quale si trova attualmente l’umanità santissima di Gesù Cristo, e al quale giungeranno tutti gli eletti alla fine del mondo. Il privilegio concesso a Maria consiste quindi nel dono dell’anticipata glorificazione integrale del suo essere, anima e corpo, a somiglianza del suo Figlio.

I primi indizi di una festa del transito di Maria (dormizione) li troviamo in Oriente, tra il 540 e il 570, come risulta dalla narrazione dei pellegrini che visitarono Gerusalemme in quegli anni. Poco dopo, verso il 600, un editto dell’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente, i primi segni di una festa “in memoria” della Vergine appaiono nel VI secolo nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio una “Depositio Sanctae Mariae”. A Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, divenendo subito la più importante di tutte. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente.

Le origini e lo sviluppo della festa, come pure l’esame accurato delle testimonianze liturgiche, manifestano come al principio l’oggetto del culto era il “transitus”, il passaggio alla vita celeste di Maria; più tardi diventa la sua Assunzione gloriosa. La storia mette in luce chiaramente un fatto: la dottrina dell’Assunzione non si presenta come una dottrina isolata nel V secolo, ma fa parte di tutto un movimento dottrinale che precisa, a poco a poco, il posto della Madre di Dio nell’economia della Salvezza, la sua santità perfetta, la sua posizione unica accanto al Figlio.

Alla luce di queste considerazioni si comprende anche come la Costituzione di Pio XII, possa parlare di un “fondamento biblico” della dottrina dell’Assunzione. Comprende tutte quelle affermazioni che sottolineano le relazioni particolari di Maria con il Figlio, nella concezione e nella generazione (Lc 1,26-38; Mt 1,18-25; Lc 1,39-50), nei misteri dell’infanzia (Lc 2,1-21; Mt 2,1-23; Lc 2,22-52), durante la vita pubblica (Gv 2,1-11; Mt 12,46-50) e sul Calvario (Gv 19,25-27); esse costituiscono come il clima nel quale vanno concepiti i rapporti tra la Madre e il Figlio.

La “Munificentissimus Deus” afferma anche che vi è un nesso strettissimo fra la verità dell’Assunzione e quella dell’Immacolata Concezione. Questo nesso cominciò ad affiorare e a essere intraveduto almeno a partire VI secolo. Dall’effetto (l’Assunzione) si risalì alla causa (l’Immacolata) e dalla causa (l’Immacolata) si discese all’effetto (l’Assunzione). Si hanno infatti varie conferme di ciò nel corso della storia: relativamente poche nel periodo patristico, queste affermazioni crescono in modo impressionante nel medioevo e nei secoli successivi, fino a raggiungere quasi la forza di un plebiscito dopo la definizione del dogma dell’Immacolata.

 

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