Il culto della Madonna della Catena risale alla fine del XIV secolo e venne introdotto da re Martino, il quale diede il nome di Aci Catena all’antico borgo di Aci Scarpi, dove sorse un primo altarino raffigurante la Madonna della Catena simile a quella di Palermo. La cappella edificata nel 1576, venne trasformata in chiesa nel 1588, ottenendo il titolo di parrocchia nel 1597. L’11 gennaio 1693 il tempio mariano venne distrutto dal violento terremoto e rimase in piedi soltanto la cappella della Madonna. L’anno seguente la chiesa fu riscostruita. Le spese di ricostruzione furono pagate dai Principi Reggio, i quali, nel 1709, fecero dono alla chiesa delle reliquie di san Candido martire, portate dalle catacombe romane di San Callisto. Nel 1695, l’anno della consacrazione, s’innalzò l’artistica cupola e nel 1710 le venne dato il titolo di collegiata. Il 15 agosto del 1954 il tempio venne solennemente proclamato santuario diocesano. L’interno della chiesa è a tre navate a croce latina. Nell’abside è collocato un coro ligneo sulle cui pareti sono dipinti due affreschi raffiguranti il miracolo della liberazione dei tre condannati di Palermo, da qui il nome Santa Maria della Catena. Sulla volta dell’abside si staglia l’affresco di Maria Santissima Assunta in cielo. L’altare maggiore, di marmo, è arricchito dal gruppo statuario dell’Ultima Cena e dall’elegante pala, ricamata in seta e oro, che racchiude l’urna delle spoglie di san Candido. L’antica icona della Madonna della Catena risale al XVI secolo, ma il suo simulacro è stato realizzato nel secolo successivo. Si tratta di una statua imponente, adorna di preziosi monili e di un manto dorato. La Madonna sorregge il Bambino Gesù, il quale tiene in mano l’aurea catena. Fra i dipinti di maggior pregio ricordiamo Rebecca, la tela più antica della città, opera di Paolo Vasta; la Madonna dei Lumi di Costanzo; San Vincenzo Ferreri e l’agonia di San Giuseppe di Paolo Vasta junior.