Nella valle in cui sorge il santuario, chiamata del Deserto già nel 1500, si trovano un tempo solo boschi di castagno, unica risorsa degli abitanti del luogo. Sparse tra i boschi, si trovavano delle piccole costruzioni in muratura con all’interno una grata sulla quale venivano deposte le castagne per farle essiccare. Proprio sulla parete di uno di questi essiccatoi, era stata dipinta molto rozzamente da uno sconosciuto una Madonna con il Bambino seduta su di un trono. Una consolidata tradizione popolare vuole che qui nel 1725, sia avvenuto un importante miracolo. Per uno dei sentieri che collega la Liguria con il basso Piemonte, camminava una donna con suo figlio cieco dalla nascita, proveniente da Finale Ligure e diretta a Ceva, dove aveva saputo esserci un bravo medico che curava i ciechi. Alla sera, giunta davanti all’essiccatoio, si era fermata per passarvi la notte al riparo e, vista la sacra effigie, si era messa a pregare forse chiedendo aiuto per il lungo cammino che doveva ancora compiere e per ottenere la grazia della guarigione. La mattina seguente la donna, sentì il figlio, miracolosamente guarito, ripeterle: «Mamma come sei bella!». La donna corse verso la frazione che rimane ai piedi della valle, raccontando a tutti il miracolo avvenuto. L’anno dopo, nel settembre 1726 il Vescovo di Alba, diocesi a cui apparteneva la Valle del Deserto, concesse il permesso per la costruzione della prima chiesa, dedicata al SS. Nome di Maria. Il 22 maggio 1727, lunedì dopo Pentecoste, la chiesa venne benedetta e si celebrò la Prima Messa alla quale partecipò una folla di 5.000 persone. Nel 1796 la Rivoluzione francese danneggiò la chiesetta distruggendo ogni documento storico e incendiando quadri e altri oggetti di pietà e di valore, questo per due volte. Fortunatamente la chiesa si salvò e venne restaurata nelle parti rovinate. Nel 1809 Papa Pio VII, concesse l’indulgenza plenaria a quanti confessati e comunicati avessero pregato secondo le sue intenzioni. Per la mancanza di spazio, dovuta alle folle che giungevano al Santuario, nel 1867 si pensò di costruire un Tempio più grande. Il Santuario attuale, a forma di croce greca, con una navata centrale dove sono disposti otto piloni ad esagono, ai lati due cappelle e con una cupola rotonda alta, da terra, 53 metri, è stato terminato, ma non finito secondo il disegno del geometra Bertero di Carmagnola, nel 1878 grazie al lavoro di tutti i fedeli che giungevano qui al Deserto. Nel 1893 ci fu la prima incoronazione della Madonna e del Bambino, concessa dal Papa sotto la domanda di Monsignor Placido Pozzi, al tempo Vescovo di Mondovì. Per abbellire al meglio il nuovo Santuario, dal 1946 al 1952 il Canonico don Ruffino, allora rettore, fece dipingere l’abside dal Maestro Adalberto Migliorati, lavoro continuato, dopo la sua morte avvenuta nel 1952, dai suoi allievi, i maestri Bruschetti e Belletti, che terminarono la cupola e il cupolino. La sacra immagine della Vergine, nell’andare degli anni ritoccata varie volte e modificata anche l’aspetto, grazie al restauro del professor Gabriele Cena nel 1964 è stata riportata all’aspetto originale.