La donna rivela la tenerezza di Dio

Dio che è mistero e abita in una luce inaccessibile, si manifesta agli uomini suoi amici nella creazione, nella storia e in primo luogo in Cristo sua icona e piena rivelazione. Quindi anche l’uomo stesso e la donna rivelano il mistero di Dio, ambedue sono un discorso di Dio su se stesso (RM 8) e manifestano qualcosa del suo infinito mistero in particolare il suo essere personale e libero, la reciprocità e comunione d’amore e il suo potere di generare. Più specificamente l’uomo e la donna esprimono l’amore di Dio che la bibbia presenta sia come amore “maschile” dello sposo e padre (Os 11,1-4; Ger 3,4-19), ma anche come tenero amore femminile della madre (Is 49,14-15). La donna e tanto più Maria sono un segno evidente di tale tenerezza.

In Maria che, come il Padre nell’eternità, genera al tempo il Verbo ed è quindi donna e madre, la misericordia e la tenerezza materna di Dio trovano una mirabile espressione. La misericordia di Dio, cantata da Maria nel suo Magnficat ha connotati materni: il termine “misericodia” esprime la parola ebraica rah’mim che deriva da rehem ed indica un amore gratuito, comprensivo, fedele e invincibile grazie alla misteriosa forma della maternità. Non fa meraviglia che proprio la “misericordia” e la “maternità” siano due attributi che la tradizione ecclesiale riconosce spiccatamente a Maria: in oriente con il tipo iconografico della “Madre della tenerezza” (Eleousa), in Occidente con il titolo “Madre di misericordia”.

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