La figura Biblica di Maria modello della donna

Per molte donne di tutto il mondo, Maria è una persona viva e vicina ai problemi quotidiani. Soprattutto per milioni di donne povere, Maria è la realtà più importante della loro vita, il nucleo di quella energia spirituale che le sostiene nel faticoso cammino dei giorni e degli anni. Con Maria esse vivono giorno per giorno, a lei si rivolgono nelle difficoltà della vita e attendono da lei che le aiuti e protegga. Maria per queste donne non è un problema, ma piuttosto una presenza, una compagna e soprattutto una madre che infonde speranza e fiducia nel Dio della misericordia e dell’amore. Per molte altre donne, soprattutto dell’area culturale industrializzata, invece, Maria costituisce un problema in quanto il riferimento a lei risulta a prima vista in contrasto con il tipo di donna che oggi si vuole realizzare. Maria sembrerebbe un “modello” arcaico, improduttivo e, di conseguenza, impossibile da imitare per la donna contemporanea.

A tentare una riconciliazione tra Maria e la donna contemporanea che spesso l’ha rifiutata non riuscendo a inquadrarla negli schemi di vita della società odierna, è stato Paolo VI nella sua Esortazione Apostolica “Marialis cultus”. La prima cosa che il Pontefice fa è quella fondamentale di distinguere l’autentica “immagine evangelica” della Madre del Signore, da quella “popolare e letteraria” che dipende dall’antropologia e dalle forme rappresentative delle varie epoche culturali. Pur riconoscendo un fatto normale l’inculturazione della figura di Maria, il papa ne riconosce anche la limitatezza, in quanto non ogni forma inculturata è valida per tutte le epoche e tutte le civiltà. Paolo VI propone quindi una lettura biblica della figura di Maria per riscoprire quell’autentico volto della Vergine di Nazaret, fondato sulla perennità della Parola di Dio. Partendo dalla sua condizione femminile odierna, con le sue aspirazioni di una maggiore responsabilità nella società e nella Chiesa, la donna può scoprire nella figura evangelica di Maria dei connotati che corrispondono a suoi precisi ideali.

Secondo la “Marialis cultus” alcuni di questi connotati sono:

– dialogo responsabile con Dio: Maria, chiamata al dialogo con Dio, dà il suo assenso attivo e responsabile;

– capacità di andare controcorrente: come fece, ad esempio, con la scelta, allora controcorrente e umiliante, della verginità per consacrarsi totalmente all’amore di Dio e al servizio del Figlio;

– religiosità liberatrice: Nel suo Magnificat la Vergine si dimostra tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e dei poveri e rovescia dai loro troni i potenti del mondo;

– fortezza d’animo: che le fa sopportare povertà e sofferenza, fuga ed esilio;

– maternità non possessiva: poiché Maria non è stata una madre gelosamente ripiegata sul proprio figlio, ma una donna la cui funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali.

L’immagine biblica di Maria, liberata da tutte le incrostazioni dei secoli, rappresenta quindi anche per la donna del nostro tempo non già un peso da cui liberarsi, ma uno specchio o modello di donna responsabile e dagli accenti fortemente liberatori. Anche la sua verginità e la sua maternità sono atti di piena libertà e aperture del suo essere donna in pienezza al piano della salvezza, ben al di sopra delle mere funzioni fisico – biologiche.

 

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