Giovanni Duns Scoto (✞1308)

Giovanni nasce in Scozia nel 1265. Nel 1280 entra nell’ordine francescano e nel 1291 viene ordinato sacerdote. Nel 1303 lo troviamo insegnante a Parigi, incarico che però presto lascia, essendosi rifiutato di firmare un ricorso al Concilio contro Bonifacio VIII, voluto da Filippo il Bello avversario del Pontefice. Insegna a Oxford, Canterbury, nuovamente a Parigi e, infine, a Colonia dove muore nel 1308.

DOTTRINA MARIANA

É esposta nei commenti alle sentenze di Pietro Lombardo e precisamente in “III Sententiarum”. Duns Scoto insiste in modo particolare su tre tematiche: la maternità divina, la perpetua verginità e l’esenzione dalla colpa originale.

LA MATERNITÀ DIVINA

Maria è la vera Madre di Dio avendo generato non un uomo unitosi più tardi alla divinità, come afferma Nestorio, ma una natura umana che, fin dal primo istante, era stata assunta dal Verbo di Dio, in modo da formare un solo essere nella sua persona divina incarnata. Nel mistero dell’Incarnazione Maria ha, quindi, svolto un ruolo di primissimo piano, contribuendovi con tutta la sua personalità. L’intervento dell’uomo in questa concezione è stato sostituito dall’intervento dello Spirito Santo che ha reso attiva la fecondità della Vergine, agendo non come elemento menomativo ma come causalità propria dell’onnipotenza divina. Non essendo intervenuto nessun uomo in questo processo, Maria ha acquistato una relazione unica e personale con il Figlio e la sua maternità è fondamentale rispetto a tutte le altre prerogative e funzioni che lei ha.

VERGINITÀ DI MARIA

Della verginità Scoto analizza con insistenza i tre aspetti del prima, durante e dopo il parto e afferma che Maria fece un voto di verginità in termini assoluti che coincideva pienamente con i dettagli del piano di Dio relativi all’Incarnazione del suo Figlio.

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Il mistero dell’Immacolata Concezione è un elemento di vanto della dottrina mariana di Duns Scoto. Vanificando le obiezioni fino allora fatte a questa verità, Scoto riesce, col suo acume e la sua formidabile capacità logica, a dimostrare che l’immunità della Vergine dal peccato originale e l’universalità della redenzione operata da Cristo non sono in contrasto. Intervenendo non in un mutamento della sua natura ma con un intervento esterno e soprannaturale, Dio ha redento la Vergine in modo diverso da noi. L’ha preservata dal peccato in previsione dei meriti di Cristo e della sua opera redentivi. La Concezione immacolata non solo non è contro la Redenzione, ma risulta il frutto più bello della Redenzione stessa, l’opera più grande compiuta per i meriti di Cristo. La redenzione, infatti, può avvenire non solamente per via di purificazione e liberazione dal peccato, ma può essere operata anche impedendo che il peccato venga trasmesso ad una persona. L’universalità della redenzione rimane quindi fuori discussione e Cristo è il mediatore e il redentore di tutti gli esseri umani compresa Maria. Nel suo caso lo è ancora di più, in una maniera più perfetta ed eminente: non solo l’ha salvata, ma l’ha salvata preservandola da ogni peccato.