Arnaldo di Bonneval (✞1156)

Sappiamo pochissimo della sua vita. Nel 1138 è monaco nell’abbazia di Marmoutier. Eletto abate di Bonneval, deve dimettersi per causa di ingiuste accuse dalle quali viene scagionato direttamente dal Papa Eugenio III. Muore nel 1156.
Gli scritti mariani sono soprattutto la terza parte del Trattato “De septem verbis Domini in Cruce” e il De laudibus B.M.V., una specie di esposizione sintetica degli eventi della vita di Maria. I suoi insegnamenti, che lasciano trasparire una grande devozione mariana, sono anche ricchi di una profonda dottrina. La sua attenzione è rivolta soprattutto alla presenza della Vergine nel mistero della salvezza dell’umanità e alla sua sorte ultraterrena.

MARIA E LA REDENZIONE

E’ il primo autore ad aver annunciato in forma sistematica la cooperazione di Maria alla salvezza del genere umano. La sua non fu una maternità biologica, ma soprattutto una questione di libera scelta, ispirata dalla fede. Sul Calvario ella ebbe un ruolo importante e non si può ignorare come ella abbia partecipato effettivamente alla passione del Figlio, che la riconobbe come madre di tutti. Certo Gesù, come afferma Ambrogio, non occorse aiuti nell’opera della sua Redenzione, ma c’è stata però la partecipazione morale di Maria al martirio del figlio. Infatti lei è intimamente legata a Lui per cui non si tratta di due offerte diverse ma di un’unica oblazione.

MAROA NELLA GLORIA DI DIO

Arnaldo non è esplicito sul problema dell’assunzione corporea di Maria, ma ritiene che la situazione celeste di lei è inseparabile dalla gloria del Figlio con il quale regna in cielo, alla sua destra per continuare a svolgere quella sua funzione di cooperazione espressa sul Calvario, cioè la sua maternità nei nostri confronti.